PER COLPA DELLA CUZZUPA

giovedì 16 aprile 2009



Quando avevo quattordici anni Andrea era il mio fidanzatino.

E' stato il mio primo fidanzatino.

Di quelli coi quali, a quella tenera età, si fanno progetti per la vita, di quelli da "e vissero tutti felici e contenti". Perché sei giovane e spensierato e ci credi davvero che durerà per sempre.

Mi accompagnava a casa col mio motorino che non sapevo guidare -del perché avessi un motorino che non sapevo guidare vi dirò un'altra volta- per poi tornarsene a casa sua -diciamo non esattamente dietro l'angolo- A PIEDI.

Mi portava una rosa allo scoccare di ogni 'mesiversario', ogni mese, per tanti mesi.

Di tanto in tanto veniva a prendermi a casa prima del solito e se ne stava per un po' nascosto dietro la porta -mia nonna complice- solo per ascoltarmi suonare il pianoforte visto che io, che mi vergognavo come una ladra, non ammettevo la presenza di nessuno, nemmeno la sua, quando studiavo.

Parlo di Andrea perché la ricetta di oggi me l'ha data proprio lui.

Siamo ancora buoni vecchi amici, quando torno giù in Calabria nella città in cui sono cresciuta lo incontro spesso e questa volta ci siamo sentiti... per colpa della cuzzupa.

Le cuzzupe sono i dolci pasquali tipici calabresi.

Sono dei biscottoni dalle forme più svariate, a metà tra il morbido e il friabile, ricoperte con una glassa di zucchero che giù da noi chiamiamo "annaspro" e quelle paillettes di zucchero colorate delle quali non sono ancora mai riuscita a scoprire il nome -qualcuno lo sa? A casa mia le chiamavano 'anessini', so che qualcuno le chiama 'diavoletti'... comunque ci siamo capiti, no?-.

Tradizione vuole che vi si incastonino anche delle uova intere col guscio, a volte proprio nascoste nell'impasto, a volte più o meno visibili.

Quando ero bambina a casa mia se ne sfornavano centinaia nel periodo pre-pasquale, poi si regalavano ad amici e parenti e quelle che rimavano in casa diventavano la colazione mattutina per settimane, proprio come i panettoni di Natale.

Non le ho mai amate particolarmente, forse proprio perché l'averne avute così tante intorno per anni deve aver generato in me un rifiuto da overdose-da-cuzzupa.

Invece, incredibilmente, quando si vive lontani da casa per anni tutte queste tradizioni acquistano un sapore romantico inspiegabile.

E così ho deciso che era arrivato il momento di ricominciare la tradizione delle cuzzupe di Pasqua.

Ho aperto il ricettario di famiglia, quello scritto a mano durante il corso degli anni e che mi porto dietro da sempre di trasloco in trasloco, di casa in casa, di città in città, di Paese in Paese.

Ci ho trovato naturalmente la 'nostra' ricetta, quella di famiglia, e poi mi ha colpito questo post-it azzurro svolazzante tra le pagine delle ricette pasquali: 'Cuzzupe della mamma di Andrea'.

E' vero, ricordo di aver pensato, assangiandole per la prima volta mille anni fa, che le sue fossero le cuzzupe più buone della Terra -anche la sua pizza fatta in casa non era niente male ora che ci penso... mumble mumble...-, è per questo che quella specie di stralcio di ricetta è lì.

E così dopo una serie di appuntamenti telefonici, sms e qualche telefonata -Andrea a ogni chiamata si era dimenticato qualcosa- riesco a venirne a capo: ricetta in mano. Ed ecco le cuzzupe.


CUZZUPE DI PASQUA



Per l'impasto:

1 kg di farina 00

6 uova (3 intere + 3 tuorli)

250 gr. di zucchero

250 gr. di strutto

1 bustina di lievito in polvere

2 cucchiai di latte

la buccia grattugiata di 1 limone

1 pizzico di sale


Per la glassa e la decorazione:

3 albumi (prelevati dalle 6 uova dell'impasto)

il succo di 1 limone

150 gr. di zucchero

1 confezione di palline di zucchero colorate


Far sciogliere la bustina di lievito in due cucchiai di latte.

Mescolare farina, zucchero e un pizzico di sale e formare la fontana.

Unirvi le tre uova intere, i tre tuorli, lo strutto ammorbidito a temperatura ambiente, la buccia di limone grattugiata e il lievito disciolto nel latte.

Impastare fino ad ottenere un impasto morbido e facile da lavorare.

Lasciarlo riposare coperto da un panno pulito per 15 minuti.

Formare dei cordoncini piuttosto grossi (5-6 sm di diametro) e con essi, direttamente sulla placca da forno imburrata e leggermente infarinata, formare dei grossi biscotti dalle forme che preferite.

Se volete potete incastonare nell'impasto delle uova crude che ricoprirete con delle striscioline di impasto a forma di croce per renderle più stabili.

Cuocere in forno preriscaldato a 160° per circa 40 minuti o finché le cuzzupe non avranno preso un bel colore dorato.


Quando i biscotti si saranno raffreddati completamente preparare la glassa.

Mescolare energicamente gli albumi con lo zucchero e il succo di limone fino a ottenere una crema densa.

Con l'aiuto di un pennello ricoprire di glassa la superficie dei biscotti e immediatamente spargere i confettini di zucchero colorati sulla glassa ancora fresca.

Lasciare asciugare una notte o finché la glassa si sarà completamente solidificata.


Pubblicato da Mariù alle 18:21  

9 commenti:

Che bello il tuo racconto... da calabrese come te mi ci rispecchio in parte.
E che buone le cuzzupe (da me si chiamano cuculi) con la ricetta d'una volta. Ti farò ridere, o forse no -_^, ma il mio rito della settimana di Pasqua è proprio quello di fare colazione con questo dolce; certo... non per settimane e settimane, le prenderei anch'io a disgusto.

Ti inserisco nella mia blogroll per venirti a trovare nuovamente. Se ti fa piacere...anche se il mio blog non è certo bello come il tuo...vieni a trovarmi.

Ciao ciao!

Rorò ha detto...
16 aprile 2009 alle ore 21:28  

Io Andrea me lo ricordo benissimo....
e non vedo l'ora di provare la ricetta di sua mamma.Per ora, come è tradizione da te sapientemente descritta sto facendo colazione con quelle che mi ha portato la zia direttamente da KR...
Se ne parla il prossimo anno....
Mi sono commossa.....io sono venuta ad un tuo saggio solo perchè suonava mio cugino Alessio....
Presto posterò una foto in cui suoniamo la chitarra....di strimpellare i cramberries con me mentre Antonio Aceto cantava zombie non ti vergognavi però!!!!!
Ti adoro Marì!!!!Si tropp bell'

Unknown ha detto...
16 aprile 2009 alle ore 22:25  

Oh ecco finalmente ho scoperto come si chiamava 'stabbontà che mi portava mia zia da Avellino. E' disgustosa. "Vieni vieni a mangiare la ...cosa che ha portato la zia da Avellino!" Che se la tenesse a casa.

Omodestanza ha detto...
16 aprile 2009 alle ore 23:06  

...post che non può essere commentato.
fallo leggere ad Andrea,ne sarà felice.
Mariù,apriamo un negozio di piatti tipici a Berlino...altro che crauti!!!
ti voglio bene...come quando avevamo 14 anni :-)

sissi imperatrix ha detto...
17 aprile 2009 alle ore 02:25  

Quanto mi piacciono le ricette legate ad una storia! Tenerissima.
Hai proprio ragione, quando si vive lontano le tradizioni di casa acquistano un nuovo significato e diventano importanti.
Le tue cuzzupe mettono allegria!
Un abbraccione
Alex

17 aprile 2009 alle ore 09:39  

@Rorò: Perché dici cosí? E' carinissimo invece il tuo blog! E ho visto che hai postato le cuzzupe/cuculi (non sapevo nemmeno dell'esistenza di un altro nome, grande!) pure tu di recente (giustamente peró, tu l'hai postata in tempo).
Sei calabrese di dove?
Adesso con calma ti dedico una visita piú accurata.
Intanto grazie mille!! E a presto!

@Vic: mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa. Per le prossime festivitá cercheró di essere piú puntuale (puntuale? e che vor dí?), promesso.
Ma davvero strimpellavo i Cranberries con te alla chitarra? Aiuto!! Facciamo sparire quelle foto!!!
Un bacio grande cara!

@Omodestanza: come giá anticipato via email: non é colpa mia se la cuzzupa di tua zia era disgutosa e ti ha traumatizzato. U 'cci tuccari a cuzzupa! Mmmmííí!!
(ma le fanno davvero pure ad Avellino?)

@sissigourmet: ovviamente gli ho giá inviato il link ma sai che é lui é cosí tecnologico che non ha nemmeno un indirizzo email.
Sei con me ad aprire la famosa "Cannelloneria" a Berlino allora?
Un bacio tesoro mio!

@Alex: Giá, ogni anno che passo lontana da casa riscopro di piú la mia calabresitá, la mia italianitá, la mia africanitá. Ed é stupendo.
Immagino sia lo stesso per te, da tanti anni lontana dall'Italia.
Ah, ho dimenticato di farti i complimenti per l'intervista l'altro giorno, mi é piaciuta tantissimo!
Un bacione!
m.

Mariù ha detto...
17 aprile 2009 alle ore 12:39  

"Cazzupa", "annaspro" e "anessini" sono parole meravigliose...Devo trovare il modo di ficcarle in qualche conversazione....

Anonimo ha detto...
17 aprile 2009 alle ore 13:37  

ma che bello questo blog! e la cuzupa...è i l dolce più calorico e più buon che consoca tra quelli calabri!(io pure son o mezza calabrese:DD)...credo propri che tornerò spesso..per non sbagliare io ti aggiungo!:DD

Genny ha detto...
29 aprile 2009 alle ore 12:18  

Eheh, come vedi avevo giá provveduto ad aggiungerti anch'io, il tuo blog mi piace davvero tanto.
Mezza calabrese di dove?
Un bacione!
m.

Mariù ha detto...
29 aprile 2009 alle ore 12:21  

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